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KIHON E KATA SHOTOKAN

A.D. CENTRO STUDIO KARATE SPORTIVO

KIHON

Il termine significa “fondamentale, tecniche di base”, e si riferisce allo studio ed alla ripetizione precisa e meticolosa delle posizioni e delle tecniche di difesa e di attacco. Queste ripetizioni vengono eseguite “a vuoto” con lo scopo di fissare ed automatizzare tutte quelle sensazioni corporee che accompagnano la tecnica. Altro obiettivo da raggiungere nell’esercizio del kihon  è la standardizzazione del gesto tecnico che deve rispondere a precisi requisiti formali propri dello stile.
Il praticante sviluppa così un alto grado di autocontrollo che gli permette di essere sempre consapevole della sua corretta posizione nello spazio. Con questo tipo di allenamento si creano delle mappe motorie chiuse (closed skill), che poi troveranno naturale applicazione nello studio dei kata, ma che non sono funzionali alla pratica del kumite (combattimento libero) il cui obiettivo, all’opposto, è lo sviluppo di mappe motorie aperte (open skill).

KATA

Il kata è la forma di allenamento originaria di tutte le arti marziali tradizionali; letteralmente significa “forma, sequenza di tecniche prestabilite”. Si tratta di un insieme di sequenze gestuali codificate, di parate e contrattacchi concatenati, che simulano il combattimento contro uno o più avversari e che arrivano in successione di tempo e da più direzioni.
Il kata però non deve essere confuso con un semplice esercizio a corpo libero; le tecniche espresse al suo interno devono richiamare agli occhi di un osservatore esterno delle reali situazioni di attacco e difesa.
Esistono un vasto numero di kata tramandati dagli albori del karate fino ad oggi. Tali kata sono stati modificati ed interpretati in maniera diversa nel corso degli anni ad opera di vari maestri, che li hanno rielaborati in funzione del significato attribuito alle  tecniche contenute in essi. Il frutto di questi studi è riscontrabile nella diversità di stili e scuole di karate, ognuna caratterizzata dall’insieme dei suoi kata.
Nelle competizioni  gli arbitri valutano il kata secondo determinati requisiti stabiliti dal regolamento di gara.
Il kata può essere eseguito singolarmente o in squadre di tre componenti, i quali devono effettuare le tecniche previste in perfetto sincronismo tra loro. Nella competizione a squadre, dopo l’esecuzione del kata, gli atleti eseguono il “bunkai”, cioè la sua applicazione in un combattimento reale.
Nel caso di giovani praticanti (esordienti, 13-14 anni) è prevista l’esecuzione di un kata di libera composizione all’interno del quale devono essere obbligatoriamente presenti tecniche di braccia e gamba portate sui vari piani corporei e delle fasi acrobatiche di modesto impegno, il tutto eseguito simmetricamente.

I KATA DELLO SHOTOKAN

Dopo che i kata si svilupparono in Okinawa, il Maestro Funakoshi  li introdusse  nel Giappone vero e proprio a partire dal 1922.Funakoshi in Giappone insegnò i seguenti kata del karate di Okinawa: i 5 Pinan (Heian), i 3 Naifanchi (Tekki), Passai (Bassai), Wanshu (Enpi), Chinto (Gankaku), Seshan (Hangetsu), Jitte, Jion e Kushanku (Kanku).
Queste forme vennero ulteriormente modernizzate in Giappone e divennero la base del karate SHOTOKAN.
Funakoshi cambiò anche i vecchi nomi okinawensi con un’immagine rappresentativa, con ideogrammi che corrispondessero al sistema di pronuncia giapponese (tra parentesi).

In seguito, vennero aggiunti al sistema Shotokan i seguenti kata: Rohai (Meikyo), Jiin, Wankan,  Chinte, Unsu, Sochin, Nijushiho, Kanku-sho, Bassai-sho, Gojushiho-sho e Gojushiho-dai.